15a Assemblea generale ordinaria dell‘ ASNI
Messaggio di benvenuto e valutazione della situazione del 13 maggio 2000
del consigliere nazionale Christoph Blocher, presidente dell’ASNI, in occasione della 15a Assemblea ordinaria dei membri dell’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) del 13 maggio 2000 a Berna
Cari membri
Signore e Signori
L’Assemblea annuale dei membri dell’ASNI è anche il giorno in cui numerose cittadine e cittadini manifestano che tengono ai massimi beni del nostro Paese – ovvero all’indipendenza, all’autodeterminazione e alla neutralità – e che si impegnano per mantenerli. A che punto ci troviamo nella nostra lotta per l’indipendenza e la neutralità del nostro Paese?
Lotta per l’indipendenza e la neutralità negli ultimi 15 anni
Rivolgiamo lo sguardo all’indietro: a partire dalla metà degli anni ’80, il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento non si sono più impegnanti illimitatamente per l’indipendenza e la neutralità del nostro Paese, anche se questo sarebbe il loro compito, secondo la Costituzione federale e il giuramento che hanno prestato quando sono entrati in carica.
All’inizio degli anni ’90 si è verificato un vero e proprio „attacco di debolezza della classe politica“: il Consiglio federale e il Parlamento, così come la maggior parte delle associazioni, dei media e di quelli che contano, non erano più disposti a difendere all’estero l’indipendenza e la neutralità. Non solo debolezza, bensì anche una grossa dose di ambizione internazionale, ha portato a questo sviluppo. Il risultato era un ingannevole „stordimento da pace eterna“ in seguito alla caduta del muro di Berlino, con dichiarazioni d’amore insensate e ingenue alla comunità internazionale degli Stati. L’adattamento e la rinuncia all’autodeterminazione erano considerati improvvisamente come chic, la neutralità veniva dichiarata come „non più al passo con i tempi“. Nell’anno del giubileo per il 700° anniversario della Confederazione il messaggio secondo cui non esisterebbe un caso speciale Svizzera apparteneva al repertorio dei politici; inoltre in occasione di dichiarazioni ricattatorie da parte di ambienti americani per via del comportamento svizzero nel corso della seconda guerra mondiale, la political correctness pretendeva di farci cedere e portare scuse di ogni genere per quello che i nostri padri e nonni avrebbero fatto nel corso della seconda guerra mondiale.
Questo atteggiamento politico ha portato alla fondazione dell’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI). Nel complesso si può dire che la lotta per l’indipendenza e la neutralità sia riuscita.
Nel 1986 il popolo e i Cantoni hanno rigettato in modo massiccio l’adesione all’ONU.
Nel 1989 l’ASNI ha lottato in primissima linea e con successo contro l’iniziativa popolare di abolire l’esercito.
Nel 1992 il popolo e i Cantoni hanno rigettato il Trattato SEE . Questo prevedeva che l’UE avrebbe influenzato il diritto svizzero in molti campi, senza lasciare al nostro Paese alcuna possibilità di decisione al riguardo. Con ciò il popolo e i Cantoni – a seguito di un forte impegno del nostro movimento – hanno evitato alla Svizzera un trattato coloniale.
Nel 1992 l’ASNI ha aiutato a sbarrare la strada alla riforma parlamentare che avrebbe posto le basi per un Parlamento di professione che avrebbe spalancato le porte alle illusioni internazionali. – Nel 1993 l’ASNI ha lottato con organizzazioni amiche contro l’iniziativa popolare per una Svizzera senza aerei da combattimento
Nel 1994 il popolo svizzero si è pronunciato, seguendo le raccomandazioni dell’ASNI, contro gli avventurosi caschi blu che avrebbero reso poco credibile la neutralità della Svizzera.
Nel 1996 l’ASNI si è impegnata in modo determinante nel rigetto della riforma amministrativa che prevedeva la creazione di un gran numero di segretari di Stato per aumentare notevolmente l’impegno internazionale e le attività internazionali.
Una gran parte di attività in materia di politica estera è stata resa impossibile grazie alla vigilanza esercitata dall’ASNI.
A seguito di pressioni esercitate dall’ASNI e delle sue minacce di referendum, il Parlamento e il Consiglio federale hanno rinunciato ad ampliare, nella nuova Costituzione federale, le competenze in materia di politica estera del Parlamento e del Consiglio federale a spese del popolo.
A seguito di pressioni da parte dell’ASNI, il Parlamento ha rinunciato al previsto smantellamento dei diritti popolari.
A seguito di pressioni da parte dell’ASNI, negli accordi bilaterali non è stato ripreso per intero il diritto UE di transito e di libera circolazione delle persone. È solo grazie a questa iniziativa se sulle nostre strade non varrà la piena libertà di circolazione che vige nell’UE e non sarà necessario adottare la legislazione dell’UE in materia di diritto di voto per regolamentare la libertà di circolazione delle persone.
Riassumendo, possiamo constatare che l’ASNI ha contribuito in modo determinante a far sì che la Svizzera non venisse integrata né nell’ONU politica, né nell’UE, né nella NATO
La benedizione dell’indipendenza e dell’autodeterminazione
L’8 aprile di quest’anno, avete potuto leggere quanto segue su uno dei principali giornali di questo Paese – tra l’altro uno che otto anni fa voleva trascinarci nel SEE – sotto il titolo „Svizzera, miracolo dell’occupazione“: in materia di occupazione e di benessere economico la Svizzera occupa un posto di punta nel mondo. Anche su tutte le classifiche internazionali in materia di benessere, sulla capacità di produzione economica del singolo, fino alla qualità della vita in generale, il nostro Paese occupa uno dei primi posti. Un motivo fondamentale per questo deriva dal fatto che finora il sovrano, ovvero le cittadine e i cittadini, ha sempre insistito per mantenere la sovranità, l’autodeterminazione, l’indipendenza e la neutralità.
Obiettivi dell’ASNI
Finora l’ASNI ha avuto successo perché si è limitata a occuparsi delle questioni che le stavano a cuore dell’indipendenza e della neutralità armata e permanente. Questo dev’essere mantenuto, anche se molti membri hanno la tendenza di scambiare l’ASNI con un partito, che deve fare la lotta a tutti e per tutto. L’ASNI non è un partito – non può nemmeno esserlo – bensì una lobby, un difensore dell’indipendenza e della neutralità svizzera, le quali sono gravemente minacciate a seguito della pavidità e della mancanza di orientamento della classe politica.
Secondo l’articolo 2 dello Statuto, i compiti e gli obiettivi dell’ASNI sono univoci
– controllo della politica estera della Confederazione e informazione dei membri e del pubblico sui problemi e sulla problematica della politica estera svizzera
– impegno per la salvaguardia dell’indipendenza, della neutralità e della sicurezza della Confederazione svizzera
– lotta per una politica estera federale, che rispetti la neutralità integrale e tradizionale, atta a garantire l’indipendenza e la sicurezza del Paese
– prevenzione di ogni sorta di attivismo in materia di politica estera e di assunzione di impegni internazionali inutili
Questo non significa, Signore e Signori che nel nostro Paese non vi siano altre questioni politiche di straordinaria importanza da difendere. Io lo faccio sempre nella mia qualità di politico e di cittadino. Però l’ASNI non può prendersi carico anche di queste questioni, perché altrimenti si frantumerebbe e perderebbe forza di penetrazione per i suoi compiti fondamentali.
Accordi bilaterali
Dobbiamo comportarci in questo modo anche riguardo agli accordi bilaterali, nei quali non è in discussione la questione fondamentale della sovranità e neutralità, bensì il fatto, se la politica risultante da questi accordi sia migliore o peggiore per il nostro Paese. Il Comitato dell’ASNI aveva deciso a suo tempo di agire contro gli accordi nel caso in cui sarebbe stato ripreso per intero il diritto dell’UE, in particolare quello relativo alla libertà di circolazione delle persone e al traffico. Dato che fortunatamente questo non è stato il caso, il Comitato dell’ASNI ha deliberato di non promuovere un referendum e di non intervenire attivamente nella lotta per la votazione. Infatti il Comitato dell’ASNI ha ricevuto richieste sia per il Sì che per il No. Gli uni richiedevano un Sì a questi accordi, perché in sostanza questi sarebbero stati sostitutivi dell’adesione all’UE, altri pretendevano un No, perché erano accordi che richiedevano la ripresa nel diritto svizzero di una parte consistente del diritto UE. Per non farci distrarre dai compiti principali previsti dal nostro statuto, il Comitato dell’ASNI ha deciso di non sollevare questioni su questi accordi. Signore e Signori, se vogliamo avere successo, dobbiamo limitarci strettamente ai nostri compiti istituzionali, ovvero al mantenimento della sovranità, della neutralità e della sicurezza.
La forza davanti al diritto
Proprio lo sguardo sull’Europa ci ha mostrato, com’è importante il mantenimento delle colonne portanti del nostro Stato. Il modo in cui l’UE ha esercitato di recente la sua forza è visibile dall’incredibile comportamento dei 14 Stati UE nei confronti del piccolo Stato Austria: un governo eletto democraticamente viene minacciato con motivazioni morali, boicottato e emarginato. Questo deve essere tenuto presente dal piccolo Stato Svizzera, perché un piccolo Stato non può sorreggersi solo sul diritto. Però il cammino del potere per i grandi Stati è spesso più facile e veloce di quello del diritto. Proprio oggi bisogna tenere presente con particolare rilievo questa massima: „Perciò verifichi a fondo chi si lega eternamente!“ Anche la dichiarazione del ministro delle finanze tedesco Eichel ci fa drizzare le orecchie. Si è rivolto al Liechtenstein, piccolo Stato membro del SEE per dire che gli Stati UE non avrebbero tollerato nel SEE „vermi nel lardo“ (si noti la scelta delle parole!). Le isole fiscali non avrebbero posto nel SEE – e questo nonostante il SEE abbia espressamente escluso dal suo ambito di applicazione il diritto fiscale. In un’intervista pubblicata sullo Spiegel, il cancelliere tedesco ha aggiunto – ovviamente riferendosi alla Svizzera – che ciò non varrebbe solo per il SEE, bensì anche per gli Stati dell’OCSE, ai quali appartiene anche la Svizzera. Vedete: addirittura una cosa così innocua come l’adesione all’OCSE viene strumentalizzata dai grandi Stati e interpretata a loro favore.
Signore e Signori, la lotta per l’indipendenza e la neutralità è oggi più necessaria che mai. La comunità internazionale maltratta sempre di più il diritto di sopravvivenza dei piccoli Stati. Per fortuna, ciò viene riconosciuto da sempre più gente della nostra popolazione. Tutte le ingenue dichiarazioni d’amore reciproche dopo la caduta del muro di Berlino, sono oggi carta straccia. La realtà e la vita quotidiana hanno preso il posto delle illusioni.
Prossime lotte elettorali
In questo momento ci troviamo davanti a un attacco massiccio alla neutralità e alla sovranità da parte della classe politica. Perciò dobbiamo batterci contro un diverse votazioni, che vogliono minare queste colonne portanti dello Stato. Noi dovremo concentrare tutte le forze e i mezzi per vincere questa lotta.
Modifica della legge militare
Già tra poco più di un mese dovremo affrontare questa battaglia referendaria, quella contro il referendum per la modifica della legge militare. Contrariamente alla politica di neutralità, si vuole mandare all’estero i soldati svizzeri e lasciar venire in Svizzera truppe estere. Questa modifica della legge militare apparentemente innocua è una violazione della neutralità della Svizzera e rappresenta un grosso rischio per la sicurezza. È l’apripista per integrare la Svizzera nell’ONU, nell’UE e soprattutto nella NATO, perché si cerca di vincolare la Svizzera alla NATO mediante lo slogan „Sicurezza attraverso la cooperazione“; la Svizzera dovrebbe diventare capace di sottomettersi alla NATO e disponibile a sottomettersi alla NATO. Con una campagna di indottrinamento e propaganda senza precedenti, utilizzando opuscoli patinati e attività militari, accoppiata a manie e voglie di grandezza – e pagata con i soldi dei contribuenti – vengono messi in dubbio il nostro esercito e la nostra neutralità armata permanente. Risultato: minore sicurezza! In una frenesia pericolosa e superficiale verso l’internazionalizzazione e l’adesione, i soldati svizzeri in Kosovo riceverebbero medaglie dalla NATO, le truppe corazzate francesi utilizzerebbero la Svizzera come campo di tiro a segno, questa riforma dell’esercito tiene conto di coloro che lo vogliono abolire, il sistema dell’esercito viene svuotato. Noi dobbiamo concentrare tutte le nostre forze per evitare questo disastroso cambio di rotta.
Adesione all’ONU politica
Subito dopo o in parallelo, ci viene imposta un’altra votazione sull’adesione all’ONU politica. Oggi vogliamo adottare una decisione riguardo a questo affare. Una cosa è chiara: noi non ci lasciamo degradare a tirapiedi del Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Adesione all’UE
Contemporaneamente dovremo condurre la lotta contro un’iniziativa di adesione all’UE, eventualmente contro una controproposta inadeguata, che stanno elaborando nei retrobottega di Palazzo federale sotto il sigillo della riservatezza. Noi non ci lasceremo imporre né giudici estranei, né una nuova gabella reale. Il Parlamento e il Consiglio federale hanno l’intenzione o prendono in considerazione di sacrificare l’indipendenza e la neutralità della Svizzera. È fondamentale evitarlo. E l’ASNI deve intervenire al riguardo.
Massimo grado di allarme
Signore e Signori, siamo in presenza di un allarme del massimo grado: mai, dalla fine della seconda guerra mondiale, la sovranità e la neutralità del nostro Paese sono state esposte a un attacco così fitto e concentrato – e questo dall’interno e non dall’esterno. Mai le colonne portanti della Svizzera sono state così minacciate da tanta pressione verso l’adesione e l’adattamento, da ipocrisia, rassegnazione, scetticismo e chiacchiere in materia di solidarietà.
L’ASNI è attrezzata per la lotta
Negli anni passati abbiamo fatto di tutto per raccogliere i fondi necessari per queste lotte elettorali. L’ASNI dispone oggi di un patrimonio di circa 3,7 milioni di franchi. Vi devo però dire che questo importo non sarà sufficiente per tre lotte così difficili. Senza donazioni supplementari non sarà possibile. Allo stesso modo, negli anni scorsi abbiamo fatto di tutto per costruire un’ampia rete di membri che si possa impegnare nelle lotte elettorali. Ci fa piacere che anche quest’anno il numero dei membri sia aumentato dell’11,5%. 3’986 nuovi membri, simpatizzanti e sostenitori si sono uniti a noi. Questa è la crescita netta, ovvero dopo aver tenuto conto delle defezioni. Adesso il numero dei membri è superiore a 38’000. È particolarmente degno di nota che i nostri sforzi orientati maggiormente alla Svizzera romanda abbiano portato in tale regione a una crescita dei membri di dimensioni maggiori, pari a un aumento del 14,5%.
Conclusioni
Sono consapevole del fatto che nelle lotte elettorali ci troviamo contro una cerchia dalla forza quasi spropositata, che dispone di mezzi finanziari enormi e che non ha paura di far un uso spudorato dei soldi dei contribuenti. In merito all’iniziativa riguardo all’ONU abbiamo constatato che l’Amministrazione federale non solo ha permesso l’istituzione di punti di raccolta al suo interno, bensì ha addirittura incitato alla raccolta di firme. La mia lettera al riguardo ha ricevuto una risposta da parte del Consiglio federale, il quale con mio grande spavento è riuscito addirittura a giustificare queste azioni indemocratiche. Signore e Signori, anche se l’alleanza tra governo, la maggioranza del Parlamento e la maggior parte dei media dispone di così tanti soldi (non per ultimi soldi dei contribuenti), di mezzi di comunicazione e di considerazione – noi lottiamo per la cosa giusta. Se decidiamo di impegnarci in modo saggio e concentrato contro questi progetti, vinceremo. Ne sono fiducioso!
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